Fra i tanti pittori che in Italia
trattano con varie fortune ed ancor più vari risultati, le
numerose tecniche della stampa: xilografia, litografia,
monotipia, certo Ettore Di Giorgio, � una delle figure più
note e maggiormente significative e complesse. Anch'Egli
ebbe per maestro Adolfo De Carolis e per condiscepoli
artisti come lo Spadini, il Barbieri, il Moroni e fra
viventi: Nonni, Pettinelli, Cisari. Percorrendo a ritroso il
già lungo cammino in continua ascesa, della carriera
artistica del Di Giorgio, non si può negare gualche segno
evidente, all'inizio, di influenze De Carolisiane. Ma a
differenza dei più che anche dopo molti anni, rimasero sotto
il giogo ed il fascino dei modi cari al Maestro Piceno,
egli, temperamento originate anche come Uomo, orientò la sua
arte verso espressioni sempre più originali. Ci consta che
il compianto Adolfo De Carolis, pur vedendosi non seguito
dal Di Giorgio, tenesse in gran conto il talento
dell'irrequieto e bollente, giovanissimo Ettore.
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Chiara la dipendenza nelle stampe xilografiche: del
giovanile Autoritratto,
del l'Aurora e del
Cristo ed il
cieco; ma nella xilografia a tre legni
Gli ebrei
(Pinacoteca di Ascoli Piceno), pur ricordando nell'impianto
classicheggiante e in certi ritmi lineari il De Carolis, giÃ
rivela la sua personalità con la viva irrequieta animazione
della scena e la forte caratterizzazione dei tipi.
Grandiosa d'impianto i
Nomadi, vetuste le
pieghe dei baracani, terribili i volti: suscitano
un'impressione di creature del deserto avversate dal destino
e ti fanno pensare ad epoche remote, bibliche. Nella tecnica
questa xilografia la ravvicini subito a certi chiaroscuri in
sordina di quel mago dell'incisione in legno che fu Ugo da
Carpi.
II ritratto d'un tedesco (Galleria
degli Uffizi) e cavato con una maestria unita ad un
abbandono impulsivo meraviglioso: risulta nella stampa una
gran massa bianca incandescente su di un fondo scuro
tenebroso. E che misura nei sintetici segni delineanti gli
occhi, la bocca ! Nel
Marinaio (Galleria
d'Arte Moderna, Roma) da ammirarsi la plasticità prepotente
ed il tipo rude e belluino dell'uomo di mare.
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Veniamo al vasto monotipo
Maternità ; ha dell'alto rilievo ed arieggia fra l'indiano e
l'abissino insieme, raffinato selvaggio, decadente e
primitive, visione allucinata e potente, certo una delle
opere più belle e singolari dell'Arte contemporanea. Ti
disorienta poi per le complesse sue qualità : la plasticitÃ
rupestre con cui e risolta, contrapposta ad un monocromato
cangiante in variazioni cosi sottili e maliose che ti
rievocano un mondo di colori appartenenti alle cose più
disparate; da quello del basalto verde alla polvere
auro-verdastra delle ali delle farfalle, dalla pelle di
iridescenti serpenti agli scarabei d'oro!
Un'altra
Maternità sempre
in monotipia, ottenuta on lo stesso processo della
precedente e cioÃ? usufruendo della matrice di legno inciso e
passandovi vari inchiostri in successive stratificazioni, Ã?
opera fra le più riuscite el nostro giovane Maestro. Qui la
notazione cromatica Ã? su di una variazione di rossi a di
gialli preziosa sintesi coloristica di certi vecchi marmi
veronesi. Sta jeratica la Madre come pietrificata
nell'adorazione del suo Pargolo. Questi agita le manine con
una grazia di taluni Gesù Bambino in scoltura di primitivi
toscani o meglio con la grazia inimitabile degli Innocenti !
Indimenticabili le figure
femminili, strani esseri da Mille e una notte, esotiche
creature, delicate e terribili, pervase da un'attraente
morbosità , come la pallidissima dalle labbra di fuoco alle
quali accosta, contemplandolo, un uccellino sontuoso nella
nota di verde smeraldo.
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L'arte di Ettore Di Giorgio riflette,
come quella di multi altri, che pur rappresentano il fior
fiore deghi artisti d'oggi, di questa epoca che e eclettica
per eccellenza, e rispecchia anche la sua vita ed i luoghi
dove egli l'ha vissuta. Nato in Sicilia, trascorse molti
anni in Egitto, studiò a Firenze, passò del tempo in
Germania, infine dopo un lungo soggiorno in varie cittÃ
della Toscana, da sei anni vive in Urbino. Sensibilissimo
come egli Ã?, ha risentito, a volte in vero come semplice
spunto, quasi tutti i pronunciamenti dell'arte
contemporanea: preraffaellismo, impressionismo, secessione
viennese, ottocento inglese, arte negra e giapponese ed
indiana e persiana, neoclassicismo, sempre da vero artista,
con liberi accenti, rimanendo fedele alle precipue qualitÃ
del suo singolare temperamento.
I caratteri emergenti dell'arte del Di
Giorgio sono la liricità esaltata, visionaria, immagini che
spesso danno nel medianico, a volte delicate, ma per lo più
accese da una irrequietezza fantasiosissima, commista ad una
morbosità torbida, che si compiace di un intimo tormento
inesplicabile!
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Passiamo ad un gruppo di litografie
Estasi acquistato dal Governo Ellenico nella recente Mostra d'Arte
Italiana ad Atene, dalla resa plastica di una morbidezza
sensibile ottenuta con un gioco chiaroscurale fioco, senza
minimo contrasto; ne risulta un'espressione di voluttÃ
gaudiosa e pur dolorante.
Nella
Fanciulla che dorme,
litografia, e ritratta una fiorente creature serena, ma
forse anch'essa, sorella spirituale di tanti esseri dovuti
all'arte del nostro artista, ha adombrati i suoi sonni da
sogni voluttuosi; e questa opera insigne a far pensare a
certi Maestri dell'ottocento Francese, ad Ingres, per
esempio.
Adesso veniamo ai ritratti in
litografia. I due del Poeta Enrico Pea. Preferiamo a quello
dalla testa, appoggiata alla mano alquanto
michelangiolescamente, l'altro in cui la maschia testa
barbata, balza solenne per l'evidenza dei volumi ottenuti
con una tecnica consumatissima, ricca di gradazioni
chiaroscurali modulatissime, pur stando lontano da effetti
molli e dolciastri. Questo ritratto s'innalza nelle alte
sfere dell'arte e s'imparenta, tecniche diverse a parte, con
taluni ritratti virili del Veronese e forse anche più, del
Bronzino.
E quello di Giacomo Puccini? Oggettivo
e pur tanto efficace nel rendere il temperamento
sentimentale e delicato del Musicista ammirato e compreso in
tutto il Mondo, fuorchÃ? da i musicisti... mancati!
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E
infine quello del Duce, che oltre al successo di lodi e di
vendita nella XVI Biennale di Venezia, ebbe I'ambita
approvazione del Capo del Governo, con la notissima dedica:
"Al pittore Ettore Di Giorgio che mi ha ritratto e
interpretato dedico con ammirazione e simpatia. Benito
Mussolini". Scrittagli su di un esemplare che tornò
all'autore durante il lungo colloquio che gli concesse a
Venezia. |
Da qualche anno il Di Giorgio si e
rimesso a dipingere, ma l'insegnamento e la direzione
dell'Istituto di Belle Arti per la decorazione ed
illustrazione del libro, in Urbino, che egli ha animato col
suo fervore ineguagliabile, non gli danno che pochi e
saltuari ritagli di tempo! Ha, e vero, la soddisfazione di
vedere già uno stuolo di allievi e discepoli che gli vanno
facendo onore, ma il suo ricco temperamento d'artista soffre
e non poco a dover ridurre l'attività personale. Nonostante
tutto ciò, in questi ultimi tempi, specie nelle brevi
vacanze, e riuscito a dipingere parecchi quadri, fra cui
primeggiano alcune nature morte: "Ceramiche popolari, zucche
dalle belle gamme dorate e dai volumi opuleni, rossi gioiosi
di grandi angurie, trasparenze opaline di cristalli, ed i
prodotti della caccia e della pesca sono i motivi prediletti
dalla tavolozza canora e smagliante, sorretta da una
costruzione vigorosa del pittore Ettore Di Giorgio.
Dopo aver passato in rassegna le doti
peculiari di questo pittore nella pienezza della vita e
dell'arte, e aver cercato di delinearne le caratteristiche
interessanti gli spiriti, affermiamo che Ettore Di Giorgio,
oltre ad essere una delle figure più interessanti ed
originali e, specie nella litografia, xilografia e
monotipia, un Maestro nel senso più elevato ed esteso della
parola.
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Gian Carlo Polidori
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